Guerra contro il Fast Fashion

È guerra contro il fast fashion, la Francia ha portato in Senato la proposta di tassare la cosiddetta moda veloce. Colossi come Shein e Temu che producono più di 6 mila prodotti al giorno, oltre a danneggiare l’economia locale e il pianeta, ci hanno indotto a diventare consumatori con una concezione sbagliata dell’acquisto e soprattutto dei costi: non possiamo pagare una t-shirt 5 euro! Dietro questo prezzo c’è qualcosa che non va, chi ha contribuito alla realizzazione di quella maglietta, sicuramente è stato sottopagato.

Per sensibilizzare su questo tema il mese scorso il politico francese Antoine Vermorel-Marques ha pubblicato un video su TikTok promuovendo la legge, nello stile di un video unboxing utilizzando l’imballaggio di Shein.

Il disegno di legge si compone di tre articoli:

• Il primo: tutti gli e-commerce che vendono fast fashion, accanto al prezzo, dovranno inserire dei messaggi che incoraggino al riuso e alla riparazione e diano informazioni sul loro impatto ambientale.-
• Il secondo: introduce la tassa, che si basa sul principio di EPR, cioè responsabilità estesa del produttore, ovvero che il produttore sia responsabile di tutto il ciclo di vita del prodotto, dalle materie prime usate fino al suo smaltimento.
• Il terzo: limitare la pubblicità che incoraggia l’acquisto di abiti e accessori prodotti da marchi di fast fashion.

Tutto ciò è un modo per ripristinare gli equilibri del mercato, assicurando una concorrenza più onesta con tutte quelle aziende che, invece, si stanno adeguando alle norme ambientali francesi ed europee. Nella proposta di legge gli introiti generati dalle sanzioni, saranno utilizzate per finanziare l’organizzazione ecologica del tessile.

La Francia potrebbe così essere il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge che limiti il fast fashion. Il disegno di legge, presentato dal Governo, ha infatti superato il voto della Camera, e per la sua approvazione definitiva manca solo il via libera del Senato.

La Francia è sempre è stata attenta all’ambiente, infatti, c’è già la legge “clima e resilienza”, che dal 2021 si occupa di regolamentare la promozione di combustibili fossili.

I francesi, ancora una volta si dimostrano all’avanguardia nella gestione delle tematiche legate alla moda e all’ambiente, niente ancora è deciso, tutto questo potrebbe sicuramente essere dimenticato tra pochi giorni, ma intanto l’intenzione c’è.

E l’Italia invece? Si porrà lo stesso problema? Ma forse siamo ancora convinti che la moda e la politica sono due universi distanti.