Intervista a Elena Ferrero di Atelier Riforma: per una moda sostenibile grazie all’economia circolare

Intervista a Elena Ferrero di Atelier Riforma

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Elena, una delle due founder di Atelier Riforma, startup innovativa che si impegna costantemente a ridurre l’impatto del settore moda attraverso un sistema di economia circolare. Elena ha raccontato quanto questa esperienza le ha permesso di comprendere la difficoltà di gestire gli indumenti usati in modo sostenibile e riutilizzarli nel modo più adatto.

Com’è nata la vostra startup?

L’idea di Atelier Riforma è nata durante un percorso formativo che si chiama Talenti per l’Impresa, un percorso rivolto ai neolaureati che serve a fornire delle competenze in ambito di creazione di impresa che io e Sara, l’altra co-fondatrice abbiamo deciso di intraprendere. Durante questo percorso, tra il 2018 e il 2019, è nata l’idea di Atelier Riforma, che ha avuto un bel riscontro. Inizialmente l’abbiamo portata avanti come un progetto un po’ informale e nel 2020 l’abbiamo trasformata in una vera e propria azienda. Quindi è nato tutto nel 2020 e da lì diciamo che il progetto si è sempre evoluto, perché siamo partiti con un progetto molto pratico che era quello di raccogliere indumenti usati e creare una rete di sarti e sartorie sociali, al fine di“rimetterli a nuovo” e fare il cosiddetto upcycling creativo di questi capi. Nel corso degli anni abbiamo preso un’ottica più tecnologica e ci siamo concentrate sullo sviluppo di una tecnologia che adesso è il centro del nostro business: Re4Circular, una tecnologia che serve a classificare gli indumenti a fine vita per indirizzarli verso la miglior forma di recupero a seconda delle caratteristiche e condizioni dei capi.

Avete avuto difficoltà durante questi anni nel vostro cammino?

Si tantissime, da un mese all’altro cambiava l’entusiasmo. Il periodo più difficoltoso è stato fine 2021 inizio 2022, quando avevamo concepito l’idea di Re4Circular, però ci servivano dei fondi per sviluppare una tecnologia nuova da zero. Abbiamo iniziato a cercare investitori per la nostra startup e questa ricerca è stata molto frustrante. Alla fine, però, dopo tanto lavoro è andata bene. Adesso siamo contenti perché la tecnologia è stata sviluppata e continuiamo a migliorarla.

Di base alla vostra startup c’è comunque l’intelligenza artificiale, è uno strumento indispensabile per portare avanti la vostra attività?

Non lo definirei indispensabile, la catalogazione degli indumenti usati si può fare (e attualmente si fa) anche senza l’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale serve a supportare il processo e a renderlo più rapido, efficiente e trasparente. E’ qualcosa che noi abbiamo aggiunto e sviluppato da zero, quindi possiamo definire Re4Circular proprio un’invenzione, di cui noi abbiamo anche depositato la domanda di brevetto.  Forniamo questa tecnologia per classificare gli indumenti a tutte quelle realtà che si occupano di raccogliere gli indumenti usati, come cooperative, enti non profit ecc. Queste realtà possono classificare tutti gli indumenti che raccolgono facendo una semplice fotografia del capo e dell’etichetta (quando questa è ancora presente) e l’intelligenza artificiale va a riconoscere tutte le caratteristiche che sono essenziali per capire se quel capo può essere riutilizzato, riciclato, fare l’upcycling e tutti i vari processi e le registra. Così, semplicemente facendo questa fotografia e acquisendo queste informazioni, il capo classificato si trasforma direttamente in un articolo in vendita sul nostro marketplace, ossia una piattaforma digitale di vendita, che permette di vendere i capi a tutti quei professionisti e aziende della moda circolare, ossia a chi è in grado di riutilizzare quel materiale nella propria attività. Quindi va a velocizzare il lavoro di valorizzazione dei capi che vengono raccolti. Ovviamente, anche senza l’intelligenza artificiale si potrebbe fare (anzi è quello che noi abbiamo fatto finora senza la tecnologia), ma essa velocizza di gran lunga tutto il processo.

Diciamo che è un supporto che serve per ottimizzare il processo di recupero degli indumenti a fine vita.

Esatto, abbiamo sviluppato, in partnership con altre due aziende tech, degli algoritmi di machine learning (e non solo) per riconoscere dalla fotografia di un indumento tutte quelle informazioni che interessano al mondo della moda circolare: che tipo di capo è, di che colore è, qual è la sua composizione, se è da donna o da uomo, se è invernale o estivo, di che taglia è e tutte quelle informazioni per poter valorizzare e massimizzare il valore residuo di quell’indumento.

Chi sono i vostri utenti?

Forniamo la tecnologia di classificazione e digitalizzazione a tutte quelle realtà che si occupano di raccogliere indumenti usati, sia profit che no profit, nonché ai brand di moda, che devono gestire il proprio invenduto. Essi possono utilizzare Re4Circular per indirizzare quei capi verso il riutilizzo, il riciclo, l’upcycling o altri processi circolari.

Invece, chi compra sul marketplace di Re4Circular sono realtà business (il nostro è un marketplace di tipo B2B) della moda circolare, ad esempio negozi dell’usato che si approvvigionano dei capi per la propria attività, oppure artigiani che fanno upcycling creativo, quindi più nel settore della sartoria, che possono acquistare anche capi con dei difetti, perché tanto verranno corretti attraverso la sartoria, e infine tutte quelle aziende che in vario modo riciclano il tessile a fine vita oppure altre tipologie di aziende che magari utilizzano il materiale per fare pannelli isolanti o oggetti di design.

Pensate che c’è qualcosa da migliorare?

Si assolutamente, perché la nostra tecnologia è in continuo sviluppo. Soprattutto quando si utilizza l’intelligenza artificiale, uno non ha mai finito, perché può sempre migliorare, rendere più accurato e più preciso l’algoritmo, può inserire delle funzionalità aggiuntive ed è quello che noi stiamo facendo. Alla fine del 2023 abbiamo vinto alcuni bandi, sia europei che nazionali, con cui svilupperemo nuovi algoritmi e miglioreremo Re4Circular. Stiamo anche lavorando a delle nuove funzionalità di Re4Circular per renderlo uno strumento utile anche per altri beneficiari, ad esempio i comuni in cui viene fatta la raccolta differenziata del tessile sul suolo urbano. A loro noi vorremmo offrire uno strumento per monitorare quello che viene raccolto sul suolo della città e dove va a finire, quindi le varie destinazioni e l’efficienza di recupero di dei capi che vengono raccolti.

Avete incontrato dei limiti a livello comunicativo con qualcuno che ancora non ha ben compreso cosa fate?

Sì, quotidianamente. Ma è normale. Prima di tutto si tratta di una tecnologia nuova, quindi c’è tutto un periodo in cui questa si deve far comprendere e spiegare bene. Cerchiamo sempre di studiare le modalità più semplici per spiegare che cosa fa Re4Circular, a che cosa serve, chi lo può utilizzare, ecc. Sicuramente c’è ancora tantissimo lavoro da fare soprattutto per sensibilizzare i cittadini, anche se non hanno a che fare con Re4Circular, però sono comunque all’interno degli stakeholder di tutta l’economia circolare. Si deve spiegare bene che cos’è la moda sostenibile, perché fa bene al pianeta, come gestire gli indumenti che non si utilizzano più in modo responsabile.

Cosa significa per voi ridare una seconda vita ad un capo.

Significa salvarlo, perché purtroppo l’attuale problema più grande del settore moda è riuscire a non riempire le discariche di rifiuti tessili. Se invece si riesce ad allungare la vita di un capo, a renderlo nuovamente interessante per un’altra persona, questo fa sì che si allontani sempre di più il momento in cui quel capo andrà a finire in discarica.

In questi tre anni Elena e Sara hanno avuto molte soddisfazioni, come hanno affermato anche loro, sebbene il percorso non sia stato facile (l’hanno definito – come tanti altri startupper – una “montagna russa”), ma con tanta dedizione oggi sono qui a raccontarlo.

Auguriamo loro di portare sempre più risultati, il pianeta ha bisogno di realtà come queste

1 Comment

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